SSIG: Trieste, un viaggio nella memoria e per la memoria

Il Sacrario Militare di Redipuglia, Aquileia, Trieste: un viaggio nella memoria e per la memoria

“…Trieste ha una scontrosa
grazia. Se piace,
è come un ragazzaccio aspro e vorace,
con gli occhi azzurri e mani troppo grandi
per regalare un fiore;
come un amore
con gelosia.
Da quest’erta ogni chiesa, ogni sua via
scopro, se mena all’ingombrata spiaggia,
o alla collina cui, sulla sassosa
cima, una casa, l’ultima, s’aggrappa.
Intorno
circola ad ogni cosa
un’aria strana, un’aria tormentosa,
l’aria natia…”
(Umberto Saba, “Trieste”)


Probabilmente anche agli insegnanti e agli studenti di classe terza di scuola secondaria di primo grado, che nel mese di marzo hanno visitato alcune località del Friuli-Venezia Giulia, Trieste è apparsa con una “scontrosa grazia”: da un lato una “Gran Dama: piazza dell’Unità d’Italia con il baluginare dei suoi palazzi dorati, il molo Audace, […] un inchino degli abitanti alla maestà di Nettuno, […] Trieste dall’eleganza asburgica con i palazzi bianchi e le finestre grandi, affamate di luce”; dall’altro “Trieste, la Contraddittoria, divisa dai conflitti e dai confini; […] Trieste la Popolare, sboccata e portuale; città di scrittori rintanati al Caffè degli Specchi, San Marco, Tommaseo; di bettole dove si mangia la jota, la minestra di rapa acida e si beve il Terrano”. 
Come per il poeta Umberto Saba la città natale diviene spontaneo simbolo della vita dolce e dolorosa, della sua continua conflittualità, anche il nostro viaggio di istruzione ha conosciuto la bellezza e l’incanto favorito dalla stagione primaverile, ma anche l’amarezza del ricordo, quando lo sguardo e l’ascolto hanno letteralmente “portato al cuore” un passato doloroso, espresso da alcuni Luoghi della Memoria conosciuti lungo il percorso: il Sacrario Militare di Redipuglia, Aquileia, la Risiera di San Sabba, la Foiba di Basovizza.
Il Sacrario Militare di Redipuglia (dallo sloveno “terra di mezzo”), inaugurato nel 1938, si trova in provincia di Gorizia ed è il più grande sacrario militare italiano: disposti su ventidue gradoni riposano 39.857 soldati caduti e identificati durante la Prima Guerra Mondiale, nel gradone più alto, in due grandi tombe comuni, si trovano sepolte le salme di più di 60.000 caduti ignoti; l’unica donna seppellita nel Sacrario è la crocerossina Margherita Kaiser Parodi Orlando, morta a causa dell’epidemia di spagnola che si diffuse alla fine del conflitto. Il silenzio di quel luogo, protetto dagli alti cipressi, invita al raccoglimento e alla riflessione, nel medesimo tempo grida ad ogni visitatore il valore universale della pace e della fratellanza.
Ad Aquileia, in provincia di Udine, troviamo le testimonianze di una città che fu tra le più ricche dell’Impero Romano ed il richiamo ad un più recente passato: nella Basilica, eretta nel IV secolo, che custodisce oggi il più grande mosaico pavimentale del mondo cristiano occidentale, fu designata la salma del Milite Ignoto da parte di una madre, il cui figlio nella Grande Guerra aveva perso la vita e l’identità.
Maria Maddalena Blasizza, di Gradisca d’Isonzo, nel 1921 ne scelse la bara fra undici bare identiche per forma e dimensioni : il figlio Antonio Bergamas nel 1916 cadde nel campo di battaglia e fu sepolto in un cimitero, poi bombardato, che per tale ragione rese impossibile il riconoscimento del defunto.
Dalla stazione di Aquileia, in quello stesso anno, la bara del Milite Ignoto fu trasportata in treno fino alla città di Roma: collocata presso l’Altare della Patria ancora oggi rappresenta
simbolicamente tutti i caduti e i dispersi in guerra.
Alla Risiera di San Sabba, oggi Monumento Nazionale presso Trieste, la commozione si presenta spontanea e sincera di fronte all’insensatezza di un male estremo e distruttivo, che un tempo oscurò l’importanza del bene personale e comune: nato come stabilimento industriale per la lavorazione del riso nel quartiere periferico di San Sabba, il complesso di edifici fu trasformato in campo di prigionia e di detenzione nel periodo dell’occupazione nazista dell’ Italia.
Il nostro viaggio ha conosciuto come meta conclusiva un altro Monumento Nazionale: la Foiba di Basovizza. In origine era un pozzo minerario, che divenne, nel 1945, un luogo di dolore per prigionieri, militari, poliziotti e civili. Anche qui, come al Sacrario Militare di Redipuglia, la natura rispettosamente silenziosa dispone ad un accorato sentimento, alla riflessione, all’impegno presente e futuro di ricordare “le vie della giustizia e dell’amore sulle quali fiorisce la vera pace”.